giovedì 24 maggio 2012

Fata Morgana

Via dei Volsci 3, Roma

Birra TOTALE
Cucina
Locale

Capita, alle volte, di andarsene soddisfatti da un locale anche se quello che vi abbiamo trovato non rispondeva in alcun modo alle nostre aspettative. Non so se questo sia il nostro caso, al Fata Morgana abbiamo in ogni caso trascorso una serata diversa dalle altre.

Iniziamo con il dire che siamo giunti a questo pub per sentito dire, attraverso voci di amici di amici, di amici. Tutto dire. Voci probabilmente abbastanza infondate. Ma finiamola di parlare per litoti e passiamo ai fatti concreti. Il pub è a San Lorenzo, proprio a ridosso delle mura, quasi invisibile dietro la porta d'ingresso da officina meccanica. Solo il classico lanternino sbiadito ci ricorda che al civico 3 è aperto un locale.

Si entra suonando il campanello, il Fata Morgana è difatti un'associazione culturale che richiede, come tale, l'iscrizione al costo di un euro a persona. L'interno non è malvagio e potrebbe anche piacere se non fosse che non vi è praticamente nessuno. Solo un gruppo di ragazzetti gioca in un angolo.

Decidiamo di non avvalerci dell'ampia ludoteca che il locale mette a disposizione dei clienti (si va da "L'Isola di fuoco" a "Pirati Volanti") e ci immergiamo nella "carta delle birre".


Il Secco scuote la testa. I nostri occhi scivolano tristemente sui nomi della Menabrea e di qualche altra birrucola. Ed ecco che, improvvisamente, come un fiore in mezzo al cemento, spunta lei, la Val Dieu Gran Cru. Il proprietario la elenca fra le altre, senza darci troppo peso, aggiungendo candidamente che glielo "hanno detto in tanti che a Roma non si trova facilmente". Per qualche strano motivo, forse una convergenza di triangoli magici, quell'angolino di San Lorenzo sembra essere stato benedetto da questa santa birra. Solo una decina di metri più giù, sorgeva una decina di anni fa l'Aqualung, desolante pub che spillando proprio la Gran Cru ci inziò al mondo della birra artigianale.

Peccato solo ci venga servita nei bicchieri della Menabrea. Segnaliamo la disponibilità di alcune birre in bottiglia di Alta Quota. Le patatine fritte da accompagno non erano invece gran che.

La parte migliore della serata arriva però alla fine, quando attacchiamo un lungo discorso con il simpatico e poliedrico proprietario. Ci racconta la storia del locale e di quanto sia difficile restare aperti e mantenere un elevato livello di qualità, in un quartiere in cui la sera i ragazzetti preferiscono andarsene al supermercato a comprare la Heineken a 1,50 per poi stravaccarsi in piazzetta con una canna tra le dita. Come biasimarlo? Ma questo è un discorso che ci porterebbe fuori strada...

Insomma, vi chiederete voi, alla fine cosa dobbiamo pensare? Consigliate il Fata Morgana oppure no? Mettiamola così: ognuno di noi ha un pub dentro di sè. E' quel pub desolante, malandato, malinconico in cui ci rifugiamo nelle notti più buie e tormentate. Ed è proprio lì che ci sentiamo come a casa.

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